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GIU' LE MANI DAI BAMBINI !!!

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L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri segnala che in Europa e in Italia il consumo di psicofarmaci nei bambini e adolescenti, tenendo conto solo delle prescrizioni mutuabili, nel periodo 2000/2002 sono quadruplicate.

Questi farmaci vengono impiegati nei bambini per curare la Sindrome da Deficit di Attenzione con o senza disturbi ipercinetici. (A.D.H.D. Attention Defici-Hyperactivity Desorder)

Le prescrizioni che hanno avuto un aumento considerevole sono per i farmaci antidepressivi di nuova generazione, ossia gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina come il Prozac e gli attivatori del tronco encefalico e della corteccia per un effetto stimolante come il Ritalin.

I neuroni cerebrali sono collegati tra loro tramite sinapsi e i neurotrasmettitori delle cellule nervose cerebrali che vengono liberati negli interstizi sinaptici stimolano i recettori di membrana nelle cellule nervose adiacenti.

Questi farmaci influenzano i processi biochimici e bioenergrtici del Sistema Nervoso Centrale agendo in modo inibitorio o eccitatorio sulla interazione tra i trasmettitori aumentandone il rilascio.

A breve termine, sui bambini che manifestano questa sindrome, l’effetto della somministrazione di tali psicofarmaci è sorprendente tanto che i genitori e gli insegnanti si sentono sollevati e pronti anche ad accettarne gli “effetti collaterali”. Presto però, come per tutte le anfetamine, l’efficacia del farmaco diminuisce e devono essere aumentate le dosi che inevitabilmente attivano una azione di autodifesa delle cellule chiamata “desensibilizzazione” che porta , a dosi elevate, ad un repentino svuotamento forzato dei nurotrasmettitori determinandone una pericolosa carenza (tachifilassi).

Il danno alle funzioni cerebrali di questi piccoli pazienti potrebbe essere definitivo e renderli per sempre dipendenti da questi farmaci con conseguenze a livello organico e psicosociale imprevedibile.

Esistono possibilità di cure efficaci ma non così dannose ?

Cero che ce ne sono, e molto valide, però devono essere personalizzate e per scegliere una terapia non è sufficiente analizzare solo i sintomi, ma dobbiamo valutare il problema di ogni singolo soggetto nella sua globalità.

L’uomo è un essere moderno ed evoluto, ma è anche un essere biologico che porta nella sua

genetica le informazioni primordiali di sopravvivenza legate al cibo, al territorio, al nido, alla paura dell’abbandono, alla fuga, all’attacco ed è in base all’ambiente che trova alla nascita che struttura le sue modalità di comportamento per sopravvivere.

Naturalmente oltre l’ambiente entrano in gioco anche altri fattori come l’ereditarietà, la costituzione, la famiglia, il cibo.

Sono questi gli aspetti da considerare per primi nella scelta di una terapia senza contare che purtroppo, attualmente, bambini anche di pochi mesi di vita sono costretti a subire, per la “disattenzione” degli adulti, traumi legati al senso di abbandono: soprattutto quando vengono lasciati all’asilo tutta la giornata o sono affidati a baby-sitter o, peggio ancora, se i genitori si separano.

Traumi che causano stress emotivi, paure e comportamenti aggressivi, trasgressivi o di chiusura.

Conoscere le abitudini alimentari del paziente è importante considerando che recenti ed autorevoli studi hanno dimostrato come l’assunzione di carboidrati, zuccheri e cibi raffinati moderni, depauperati dei loro nutrienti essenziali e di cui oggi i bambini fanno largo uso, determini una continua altalena tra ipoglicemia ed iperglicemia provocando alterazioni ormonali, dipendenza ed affaticamento mentale.

Fondamentale è anche l’assunzione di grassi essenziali polinsaturi perché da essi, attraverso un’azione enzimatica, si modula la produzione di eicosanoidi come le famose prostaglandine, lipossine, tromboxani, ecc.

Veri e propri messaggeri biochimici che sono, in definitiva, il sistema di controllo e di equilibrio che permette all’organismo di utilizzare al meglio le scorte di nutrienti per il suo fabbisogno energetico, evitando di consumare le riserve di glicogeno che sono destinate al nutrimento ed al buon funzionamento del cervello, dando equilibrio e concentrazione mentale, performance fisica e senso di benessere.

Se si “interpreta” il paziente alla luce della psico-neuro-endocrino-immunologia (P.N.E.I.) vediamo che l’Omotossicologia può essere validamente impiegata per agire sul meccanismo di controllo tra adenoipofisi e corteccia surrenale e sul sistema di risposta nervosa curando i deficit e le iper-reazioni psichiche.

Si utilizzando rimedi come gli unitari, i catalizzatori, i nosodi e gli organoterapici che secondo le necessità stimolano, modulano o frenano l’attività organica e ormonale senza agire sull’organo ma sulla funzione lesa.

E’ una terapia questa che ristabilisce gli equilibri della produzione di energia cellulare (A.T.P.) e modula le risposte ormonali e del sistema immunitario.

La scelta dei rimedi unici nell’Omeopatia classica Hanemaniana si basa sul principio similitudine dei sintomi psichici e mentali.

Nelle moderne materie mediche, dopo gli sviluppi della psicologia moderna, la descrizione dei sintomi è estremamente precisa e ci permette, attraverso i rimedi “costituzionali”, di trattare la totalità delle caratteristiche sia mentali che fisiche del paziente, con i rimedi “miasmatici” gli “strati” patologici ereditati dai genitori ed infine con i rimedi “sintomatici” (simillum) gli aspetti e le alterazioni legate alla personalità, al carattere ed ai comportamenti.

Per la scelta del rimedio appropriato è importante una chiara comprensione dei sintomi, ma lo è anche conoscere eventuali precedenti patologie che invece di essere state curate sono state soppresse.

Molte preparazioni erboristiche possono essere di valido aiuto come, per esempio, gli estratti fluidi e gli estratti secchi, che per l’alta concentrazione dei principi attivi possono essere utilizzati con buoni risultati come calmanti o stimolanti del sistema nervoso con risposte molto simili ai farmaci chimici senza i loro effetti collaterali.

Importantissima è la Floriterapia secondo E. Bach.

Per Bach la malattia segnala una condizione di disarmonia dell’Omeostasi.

L’Omeostasi rappresenta l’equilibrio psicofisico dell’individuo che è determinato dall’interazione armonica tra le funzioni chimiche e organiche del corpo con le condizioni psicologiche e ambientali.

I Fiori di Bach sono uno strumento terapeutico che integra mirabilmente tra loro le varie modalità di terapia perché la loro azione dolce e assolutamente non invasiva modula e armonizza, permettendone la gestione da parte del paziente, i sentimenti alterati come angoscia, odio, rabbia, invidia, aggressività, impazienza, prepotenza, paura, vittimismo, depressione, dissociazione, schizofrenia, ansia, panico e sofferenze psichiche di ogni genere accompagnandolo e sorreggendolo in tutte le fasi del suo cammino verso il raggiungimento della salute.

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